Morte apparente - La rinascita
pencil and ink on paper,2018.
Original piece.
È come se vedessi la mia vita come un lungo processo di crescita.
Come se sapessi distinguere le fasi in cui ignoravo qualcosa da quelle in cui l'ho conseguentemente imparata, come se sentissi questo fluire, una sorta di filo conduttore che, sebbene in certi momenti si sia ingarbugliato, abbia però sempre trovato il modo di ritrovare la propria forma e andare avanti.
In questo periodo non posso fare a meno di pensare alla parola 'accettazione', come se in me si fosse installato questo senso di comprensione delle cose che non mi permette più di 'protestare' per molto; sicuramente mi porta ad affrontare ciò che mi si presenta, ma non a crearmene un reale e duraturo problema, mi porta a volerne comprendere il corso al fine però di aumentare una forma di consapevolezza più che alimentare un vero e proprio dibattito su questa o quella questione.
Anche se avevo pensato di scrivere sulle cose sospese, sui dialoghi mai pronunciati fra le persone, sulle situazioni che rimangono aperte e che generano una sorta di limbo emotivo negli individui alla fine non lo farò, perché è il fluire stesso delle cose che mi impone di comprenderlo, che mi guida nell'accettazione di ritmi non sempre coerenti ma comunque possibili e che accadono quotidianamente e che mi fa capire che posso solo governare e provare a gestire quello che riguarda me ed il mio atteggiamento nei confronti della realtà, che posso sempre migliorarlo, che posso sempre crescere e soprattutto che vorrei riuscire a comprendere tutto ciò che ho ancora necessità di conoscere e capire.
La vita mi si presenta come una sorta di spettacolo, uno spettacolo che certe volte è duro da digerire, altre dolcissimo da vivere e che qualcosa di cui nutrirsi lascia sempre.
Sì, l'accettazione è la fase final della maturità. Accettazione anche dei propri limiti, dei limiti dell'umanità in generale, accompagnata però da un interesse sempre maggiore per i propri pregi - e per quelli dell'umanità nel suo complesso, ovvio.
ReplyDeleteIl disegno mi piace, anche se mi trasmette un po' di inquietudine.
Sì è come se si vedessero le cose da un diverso punto di vista, più ‘aperto’. Mi piacerebbe sapere in cosa ti inquieta!
DeleteMolto bello, a marzo userò anche questa, se permetti.
ReplyDeleteCertamente Nick, puoi anche non chiedere perché ormai sai che hai carta bianca e grazie infinite come sempre!
DeleteBella la riflessione e notevolissimo il disegno. Brava Alessia!
ReplyDeleteGrazie Ivanooooo!
DeleteSempre gentilissimo!
Anche io vivo spesso questa fase, che non è arrendevolezza agli aventi, ma accettare il fatto che -magari per ora- non possono mutare (non con le nostre forze, almeno...)
ReplyDeleteMoz-
Infatti ho scoperto che l’accettazione non è affatto una fase passiva, ma altamente attiva in quanto per accettare qualcosa la devi ‘studiare’, capire, comprendere, ci devi sbattere la testa ed una volta metabolizzata puoi arrivare ad accettarla... e non è sempre semplice. :)
DeleteCapisco benissimo quello che dici.
ReplyDeleteL'altr'anno non accettavo nulla, arrivato ai 30 le cose mi sono diventate naturali. Come se mi fosse stato rivelato qualcosa. E' la vita che mi ha parlato?
È probabile che tu abbia inconsciamente metabolizzato diverse esperienze e ti è poi venuto naturale accettarle. Trovo molto bello il fatto che si cresca e si cambi costantemente!
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