Persone, ombre che si muovono in una galleria di cartone.
Esseri che attraversano corridoi, che si fermano, che si parlano o che proseguono da soli la strada, esseri la cui solitudine è immane ed incurabile, ma che possono abbracciare momenti di comunione.
Ognuno è per sé ma al contempo è con tutto: la rifrazione di un raggio può cambiarne il corso.
Se penso a quanto si possa essere diversi da quello che il quotidiano spesso ci costringe ad essere provo quasi un sentimento di amarezza, di inadeguatezza; dopo il natale mi è capitato spesso di riflettere su come giornalmente si vive di una personalità estroflessa, una modo di essere che creiamo per avere il nostro poso nella società, la cosa giusta da dire, la battuta per ridere, l'essere pronti sul lavoro o l'essere preparatissimi su un argomento sono cose che ci fanno sentire 'giusti', propriamente inseriti entro un sistema in cui stiamo facendo la nostra parte. Eppure ascoltando me stessa, rivivendo le mie voci del passato in cui inconsapevolmente estroflettevo tutta la mia personalità sociale non posso fare a meno di sentire una sorta di falsità nella voce, un tremolio impercettibile che veniva spesso sfoggiato con spavalderia e la cosa divertente è che il più delle volte ne ero cosciente, ma non mi fermavo mai; adesso come adesso mi da molto fastidio ripensare a quel tono di voce, ripensare a quella volontà di colpire e di essere riconosciuta per una particolare dote. La voce ed il suo suono cambiano come l'espressione del viso ed i movimenti del corpo e la mia voce di adesso la percepisco totalmente diversa da quella di qualche mese fa, anche quando ho discusso con mia zia ed il suo compagno non tremava, non la potevo controllare perché stava dicendo quello che sentiva in quel momento ed è stata una sensazione stranissima. Creare una connessione con se stessi è una cosa difficile e complessa, ci sono parecchie cose che saltano fuori e tutto il sistema di punti su cui avevi fatto affidamento prima viene capovolto se non sbriciolato, ma se non vivessimo, se non vivessi per poter vedere il mondo dell'oltre me che ci sto a fare in piedi? C'è qualcosa di stupendo ed infinito nelle persone ed io in questo ci credo anche se combatto costantemente con la miseria dell'umano, ma ho bisogno di entrambe le cose per poter vivere, per poter vedere, per poter sentire. Scriverei fiumi di parole e farei scivolare un mare di lacrime e spero di poter portare tutto questo dentro quello che faccio, farmi esplodere la vita dentro le mani e la testa e far vivere le mie immagini ed i miei pensieri come se fossero compagni di un istante, epifanie, incontri di un attimo eterno e brevissimo. Mi commuove tutto questo, in questo momento. Ha una forza spaventosa.
Comprendo quello che dici... ti comprendo benissimo
ReplyDeleteSono parole talmente vere da dare i brividi!
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