Il paesaggio siculo, nella sua asprezza, nella sua solarità fatta di una luminosità talvolta quasi biancastra, afosa, sonnolente, racchiude in sé lo spirito di un popolo.
Quando ci si ritrova a percorrere le strade cittadine come quelle statali o autostradali, è impossibile non guardarsi attorno, non notare quell'aridità e quei colori tipicamente nostri. È come se la Sicilia fosse temporalmente bloccata all'ora del meriggio, quella in cui regna il silenzio, dove la calura imperversa e spinge i corpi alla stasi, al riposo, quel riposo sempre cosciente di se stesso che si auto-osserva, si contempla, amaramente sa.
Fino a qualche tempo fa, mi annoiavano le rappresentazioni artistiche 'tipiche' del territorio, dalle ceramiche alla pittura paesaggistica in cui sempre presenti si trovano mare, fichi d'india, cielo o barche, ma mai come adesso mi rendo conto di quanto queste rappresentazioni siano autentiche.
Leggendo gli scrittori siciliani, quasi sempre, di sottofondo, si percepisce questo paesaggio, questa natura viva e morta al contempo.
Ripenso all'esperienza di Freud in Sicilia, al suo risolvere nel perturbante paesaggio siciliano l'enigma della madre androgina, definendo l'isola come il luogo delle "reminescenze infantili" e spiegandosi come, secondo Goethe, qui risiedesse la 'pianta primigenia', originaria, come se da questa terra venisse emanato una sorta di indizio sull'origine della vita, un respiro primordiale.
Non so bene come questo accada, credo che il patrimonio paesaggistico locale fecondi l'immaginario poetico artistico in una maniera tale da coinvolgerlo e da affascinare chiunque ne sia minimamente stimolato.
In modo sottile, questa coscienza sta divenendo anche mia, motivo per cui vi racconto adesso di questo percorso alla 'riscoperta della sicilianità', della località, dell'etnicità che geneticamente mi appartiene.
Quest'estate ho visto scorci che non avevo mai nemmeno immaginato.
Guardare dal mare di Santa Tecla e ammirare la timpa con il sole al tramonto in groppa, scrutare l'orizzonte costiero di Fiumefreddo e notare una vegetazione tropicale, con palme che primeggiano con protagonismo su una macchia verde ed indistinta di flora varia, salire sull'Etna e avere davanti lo scenario della distruzione provocato da una colata, in cui persiste la vita che si insinua fra scheletri di cortecce ancora in piedi, e fa sfoggio di fiorellini e piccoli arbusti a colorare il nero della pietra lavica.
Senza lavare il mio sguardo dall'altro che distraeva, non avrei mai potuto vedere tutto questo con questa stessa forza ed intensità.
A presto.
[Foto tratta da: fotografieitalia]
A presto.
[Foto tratta da: fotografieitalia]
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