Sicilia in musica #2: le parole

Ben ritrovati!
Sul momento sarebbe stato superfluo spendere delle parole che avrebbero affossato il puro godimento musicale che, invece, badavo a condividere, ma questo è il tempo che mi sembra adatto alle considerazioni!
Mi riferisco al post appena precedente a questo, dove ho inserito due video (originariamente uno soltanto, ma aggiornato da qualche istante!) che aprono un po' il sipario sulla scena musicale siciliana e catanese dei non lontanissimi anni'80 e '90 (anche se, alla memoria e alla salute della città sembrano essere passati millenni).
Si può dire che io abbia vissuto di riflesso l'atmosfera frizzante di una Catania che, al posto di dormire, viveva un momento musicale felicissimo. Ero molto piccola, ma la vicinanza di una zia giovane e appena uscita dai 'teen' mi ha portata a respirare a pieni polmoni quel panorama che, durante la mia adolescenza, ha assunto sfaccettature differenti, sia musicalmente che genericamente parlando.
Quando andavo da mia nonna, spesso trovavo riuniti i compagni di classe e amici dei miei zii più giovani che suonavano insieme la chitarra o utilizzavano il gergo e le cadenze tipiche degli anni '80 e la cosa mi divertiva parecchio, tanto poi da maturare quasi una sorta di nostalgia verso quell'epoca mitica che avevo eppure soltanto annusato; percepivo quei momenti come stracolmi di una spensieratezza che poi ho scoperto essere parte integrante del periodo liceale, dove tutto viene visto e vissuto con occhi ben diversi da quelli che poi si abitueranno all'avvento della realtà, ma bando alle ciance e veniamo al sodo. :)
La Catania fra anni '80 e '90, al di là del mio ricordo nostalgico infantile, era veramente un fulcro pulsante di vita musicale, ad eccezion fatta per i Kunsertu del video precedente, una realtà più messinese e mediterranea in senso davvero molto lato, i Denovo, Mario Venuti, gli Uzeda cominciavano a muovere i passi proprio in quel momento storico tanto felice ed il secondo, prima di divenire solita, partecipava al progetto dei Denovo insieme a Luca Madonia, altro esponente della scena musicale catanese che poi ha proseguito in proprio la carriera musicale. Gli Uzeda, invece, proponendo uno stile musicale molto più votato al rock-alternativo indie e sperimentale, dopo gli esordi in patria hanno trovato fortuna discografica in America, salvo poi ritornare in suolo etneo proprio in questi ultimi tre anni, evento che mi ha dato l'occasione di vederli in concerto per ben tre volte. Gli anni '90 sono stati gli anni del famoso concerto dei REM a Catania, famoso almeno per me che venivo continuamente subissata da affermazioni sull'eccezionalità dell'evento, erano gli anni dei concerti estivi alla villa Bellini, ai molti dei quali ho avuto la fortuna di prendere parte, abitudine comunale che è andata poi morendo un po' salvo una leggera ripresa nell'ultimo biennio, erano gli anni in cui Steve Albini pare frequentasse spesso la città ed erano, ebbene sì, gli anni in cui Catania era definita come la Seattle d'Italia.
Testimonianza successiva di questo fantastico momento catanese, l'ho avuta come conferma di un ricordo più che una novità, quando, nel 2009, ebbi l'occasione di seguire un laboratorio d'eccellenza organizzato dalla mia università, presentato da Paola Maugeri. Le sue parole, piene d'affetto per quella Catania che lei aveva vissuto, hanno suggellato e rinverdito il mio ricordo, rendendo quello scambio parecchio significativo ed emozionate. Quando si parla della Catania musicale degli anni '80/'90 è come se si entrasse all'interno di una sfera magica: tutti ne sono innamorati, tutti ne sono rimasti affascinati, nonostante le brutture sociali che pervadevano la città (zone adesso frequentatissime del centro erano quasi off-limits all'epoca); non so bene come spiegarlo, ma spero almeno di riuscire a trasmettere quel senso di trasporto. 
Purtroppo non posso scendere in informazioni dettagliatissime sulla storia dei gruppi di maggiore importanza di quel periodo, non dispongo delle conoscenze necessarie a farlo, soprattutto perché la mia storia musicale negli anni della sua maggiore esplosione, si è spostata verso altri generi a livello internazionale, trovando poi una buona base anche nel panorama locale.
Ci si chiederà (forse), come sia la Catania musicale di oggi, ed al contrario di ciò che si possa pensare, non è assolutamente morta.
Il panorama si è variegato sempre di più, si è frammentato ed esteso a generi più giovani, pare che 'l'istinto musicale' dei catanesi non abbia per nulla voglia di estinguersi, per fortuna. L'unica differenza è che adesso non riesce più ad esplodere al di fuori della città (o dell'isola nei casi migliori). È come se il problema del provincialismo mentale abbia pervaso e annientato anche quella spinta al nuovo e alla sfida, se non è azzardato il termine, che era stata lanciata dai ragazzi degli anni '80. Non parliamo solo di rock alternativo o indie, che vivono ancora in gruppi come i Long Hair in Three Stages o che proseguono nell'attività degli Uzeda, parliamo di pop, rock commerciale e anche di metal.
Catanesi erano e sono gli Schizo, catanesi i due fratelli Orlando del famoso gruppo Novembre, ma mentre i secondi, probabilmente proprio perché spostatisi a Roma, hanno mantenuto una certa continuità di successo, almeno fino al 2008 (periodo in cui ero ancora fortemente legata al metal), i primi, tornati in auge nel 2006  /2007 con Cicatriz Black e poi nel 2010 con Hallucination Cramps, cercano di riconquistare l'enorme ondata di successo che ebbero agli esordi, quando furono consacrati nella triade del Thrash Metal italiano insieme a Bulldozer e Necrodeath, riuscendoci nonostante i singhiozzi, ma probabilmente non più con lo stesso impatto di una volta.
Nella scena metal catanese... c'è un manicomio! Sono tantissimi i gruppi che si propongono, che suonano e spesso anche producono, ma che non trovano riscontro né favore da parte dei locali che potrebbero servirgli da vetrina, senza contare i battibecchi intestini di una piccola popolazione che pare osteggiarsi a vicenda piuttosto che trovare un punto di forza comune da portare avanti. Almeno questo è ciò che la mia piccola esperienza in merito mi ha portata a vedere e sperimentare spesso in prima persona.
Purtroppo, la contraddizione tipica della mentalità nostrana macina le possibilità di uscire e riuscire a far vivere alla città un momento di lustro o anche solo di svago che la svecchi e la liberi, per un attimo, da se stessa. È una morsa che avvinghia ed in cui, purtroppo, ci si adagia, nonostante ci sia da dire anche che il mondo musicale non è affatto semplice da scalare già di per sé, ma è da molti riconosciuto come sia particolarmente difficile tentarci da qui.

Ovviamente la mia intenzione è sempre quella di trasmettere non una conoscenza, un'informazione, bensì un'esperienza, quindi mi scuso se manco di precisione o di dettaglio e mi dispiace dover sottolineare spesso le note amare della realtà in cui vivo, ma ne sono parte integrante ed è impossibile ignorarle o tacerle. Spero, comunque, di non avervi annoiato!

A presto.

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